
Perché Botero dipinge figure grasse?
Tutto nacque dal dipinto eseguito dall’artista di un mandolino, il quale pitturò il foro di risonanza dello strumento troppo piccolo rispetto alla sua dimensione reale. Il risultato fu un mandolino tozzo e allargato.
Il pittore colombiano fu subito attratto da questa forma dilatata oltre il naturale e si rese conto di aver trovato il suo stile. Da allora iniziò a dilatare le forme di alcuni oggetti, di animali, di esseri umani, dando a tutti quell’aspetto grasso che è diventato il suo marchio di fabbrica.
Ma per Botero il grasso non è altro che interesse per ciò che è “volumetrico”, in un’intervista egli dichiara di non aver mai dipinto donne grasse, anche se difficilmente è stato creduto, e che quello che dipinge sono “volumi”. È la sessualità della forma che genera il volume.
Botero, dunque, utilizza la deformazione come simbolo per trasformare la realtà in arte, non a scopo caricaturale, come molti credono, ma per esprimere la sua idea di bellezza sensuale. I volumi richiamano il piacere, non inteso puramente sessuale, ma come esaltazione della vita. L’abbondanza comunica positività, vitalità, energia e desiderio e i suoi soggetti acquistano forme insolite, quasi irreali, ma con un proprio fascino. L’artista si rivela quindi sostanzialmente distante dai suoi soggetti. Ed è proprio questa freddezza che fa scomparire dai personaggi la dimensione morale e psicologica. Gli sguardi sono sempre persi nel vuoto, gli occhi non battono, sembra quasi che osservino senza guardare, nonostante in molte opere sia raffigurata la rappresentazione del tempo che sembra non passare.
Bellezza e abbondanza sono concetti strettamente collegati e radicati alla base culturale di molte società primitive, incluse quelle dell’America Latina da cui Botero proviene.
Costanza Barbiroli